Gesù è figlio dell’uomo? La risposta è si! Perché?
Io mi auguro che la risposta non sia solo, perché è nato da donna. Una tale risposta rende chiaro quanto poco abbiamo compreso quanto sia succinta e per nulla argomentata.
Siccome parliamo della deità di Gesù, il testo di cui sopra, ci permette di intravedere la transizione di Dio nell’uomo. Utilizzando la frase di Colossesi 1.15 che già abbiamo usato in altra veste, ci aiuta a comprendere questa transizione, perché, per rendere comunicativa quell’immagine, occorreva diventare uno con i comunicandi, cioè gli uomini. Non c’era alcun bisogno di generare un figlio se non per offrire speranza ai condannati a morte. Con loro, onde indurli a credere, sperare nella salvezza, occorreva comunicare alla pari, quindi essere come loro.
Nessuno meglio di Isaia 53, descrive la totale identità di Gesù con gli uomini. Le ragioni di questa identità umana è legata al sacrificio di un uomo, necessario (Giovanni 11.49) a riparare il grande l'immenso danno generato dal peccato negli uomini. Gesù uomo è dunque un nostro bisogno. Io credo che possiamo fare un piccolo passo in avanti usando alcune verità per dire che: Il Creatore non poteva morire per ovvie ragioni. Se un uomo peccatore fosse morto per i propri peccati, la morte lo avrebbe trattenuto, quindi non ci sarebbe stata speranza per lui (a chi superficialmente dicesse che bastava un colpo di spugna di Dio e tutto si poteva risolvere rispondiamo che non ha il senso delle cose di Dio). Occorreva un rimedio che mediasse questa impasse.
Il rimedio fu trovato da Dio. Il Creatore mandò un suo messaggero ad una donna che abitava in Galilea e, precisamente in Nazareth (Luca 1.30-33). Il messaggio fu il seguente:
Poi l’angelo, di fronte al turbamento di Maria, disse:
Abbiamo ricordato che se un uomo fosse morto per i propri peccati, la morte lo avrebbe trattenuto a causa di essi. Mai dobbiamo dimenticare le parole dette da Dio a Adamo: “Tu morirai”.
Occorreva dunque un uomo che la morte non potesse trattenere, un uomo perfetto, un uomo che osasse prendere sulle proprie spalle il peso del peccato di tutta l’umanità. Un uomo santo per scelta, perché Gesù non è stato privato della sua volontà, ma ha volontariamente deposto la sua vita, la sua volontà ai piedi di Suo Padre, onde non commettere mai alcun peccato, perché il peccato nasce proprio nella volontà dell’uomo di essere se stesso e non uno con Dio. Solo colui che è uno con Dio non può peccare.
Così, Dio ci ha dato suo figlio e lo ha generato uomo.
Ci capita spesso di evocare ciò che Dio disse:
Il suo sacrificio, dice Pietro, è stato preordinato avanti la fondazione del mondo. Una definizione tanto vera quanto arcana.
E’ vera perché Dio, quando ha deciso di creare ogni cosa, sapeva anche quello che sarebbe avvenuto. Una risposta sta nelle parole: “Non c’ è alcun Dio pari a Te”. Arcana, perché grande è il mistero della pietà, per cui, anche se ci sarà fatta grazia di luce, quella che in queste vesti di esseri umani possiamo avere, verrà sempre filtrata da un corpo mortale. Torniamo a noi.
Gesù è figlio dell’uomo, perché non c’era alcuno sostituto possibile. I sacrifici di animali non hanno mai prodotto la salvezza perché di natura diversa dall’uomo, e la loro morte è servita solo ai fini della pazienza di Dio, in quanto ogni cosa davanti a Dio ha il suo tempo. Avendo Dio dato all’uomo un figlio in comune che è la totale identificazione di Dio con la creatura al di fuori del peccato, è stato possibile il sacrificio comune.
Su quella croce è salito il figlio di Dio e il figlio dell’uomo insieme. Nella sua ardente preghiera sulla croce, di Gesù disse:
Se è vero come è vero che Gesù era perfetto uomo e perfetto Dio, perché si è rivolto a Dio e non a Suo Padre? E se è vero come è vero che Gesù è figlio di Dio, figlio dell’uomo, chi è morto sulla croce? L’uno o l’altro o tutti e due?
Ciò che vogliamo comunicare ora è che il sacrificio di un uomo è stato indispensabile, e Gesù ha perfettamente compiuto la sua missione. Non sapremo mai essere sufficientemente grati a Dio per Gesù cristo, nostro Signore che ha reso possibile la nostra redenzione.